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Di noi stessi e altri mondi

by di noi stessi e altri mondi

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1.
Naufraghi 06:36
Io vivo qui, un orizzonte estraneo in cui sono cresciuto, le strade chiassose e ricolme di persone, dove il sole prende la sua luce dai lampioni, nella città che è costruita su vite solitarie, nel formicolare inconsistente di parole. E tu, dall'altra parte di un mare. Un mare, che ti è estraneo. Cresciuto in un deserto con palmeti rigogliosi, partito per scappare da un futuro di minacce di stenti, di paura, di fantasmi. E ci incontreremo un giorno, dove il sole prende la sua luce. I venti spezzeranno i muri tra le nostre vite. Oltre i confini di un mondo, che considero altrove, dove essere uguali noi due senza distinzione. Perché io sono te, uguale a te, e tu straniero come me, in questa città che non è mia, In questo mondo disonesto in cui non trovo appartenenza. Restare tutta la vita in una stanza ad ascoltare canzoni, cercare di amare… Un mondo non più mio, che non è stato mio mai. Cercare per la vita un senso o un perché, che spiegassero come mai tu sei nato lì e io qui… E ci incontreremo un giorno, dove il sole prende la sua luce. I venti spezzeranno i muri tra le nostre vite. Oltre i confini di un mondo, che considero altrove, dove essere uguali noi due senza distinzione. Perché io sono te, uguale a te, e tu straniero come me, in questa città che non è mia, In questo mondo disonesto in cui non trovo appartenenza. Restare tutta la vita in una stanza ad ascoltare canzoni, cercare di amare… Siamo naufraghi di un cielo diverso di un sogno che sia più chiaro naufraghi di storia, di un paese una nazione, un pomeriggio in riva al mare. [x2] E ci incontreremo un giorno dove il sole prende la sua luce i venti spezzeranno i muri tra le nostre vite oltre i confini di un mondo che considero altrove dove essere uguali noi due senza distinzione.
2.
Ti sei mai svegliato nell'ora che si spengono i lampioni? E dimmi, ne hai mai visto uno prendere la luce dal giorno che muore? Quanti anni sono passati da quando hai chiuso quel libro? Il tormento dei giorni che passano non riempie il nostro vuoto. Taci, dormi, muori. Perché la mattina hai smesso di leggere il giornale? E dove è finita la tua borsa da viaggio? E dimmi! Quanto dista ora Sarajevo da qui? Taci, dormi, muori. Taci, dormi, muori. Vivo di lunghe ore a fantasticare l'altrove. Non so quale sia casa mia né tantomeno dove. Aspiro a essere un essere umano migliore. Eppure, sento il fremito della vita che dentro di me muore, e mi dice: Taci, dormi, muori. Taci, dormi, muori. Aspetto solo che un giorno mi si apra la visione, il vetro che si infrange e fa tremare, la luce che filtra e non fa rumore, il sole che nei viaggi dona direzione.
3.
Si sciolgono nella notte le nostre vite asfissiate vaporizzate in sogni che non riusciamo a contenere. Dove andrò domani? Verrai con me? Quanti chilometri da capo nord a qui? Ti senti pronta? io non so! So solo che vorrei fosse già domani. Spariscono in incubi che non riusciamo a controllare le gambe pavide delle nostre pavide esistenze. Ci inginocchiamo, preghiamo Dio, chiudiamo gli occhi per non pensare che Vorremmo solo fuggire da qui, lasciare indietro il peso dei giorni, respirare nel vento che corre veloce, correre dietro alla stella polare, vorremo solo scappare da qui, lasciare indietro doveri e paure, guardare gli occhi del mondo diverso essere vento, tempesta e tuono. Perdono colore le nostre vite costrette private di acqua e dei raggi del sole diventano polvere tra mani distese si rompono in cocci e perdute parole Abbiamo rivolte che stanno in bicchieri passioni incastrate in immagini in cornice impeti sfumati in sterili silenzi viaggi vissuti su schermi vuoti Diciamolo allora che vorremmo fuggire, lasciare indietro il peso dei giorni, respirare il vento che corre veloce, correre dietro alla stella polare. Diciamolo allora che vorremmo scappare, lasciare indietro doveri e paure guardare gli occhi del mondo diverso essere vento tempesta e tuono Maledetto chi sopravvive, in queste notti di pioggia.
4.
La mia terra 06:05
Sono nato in una terra aspra scavata nel ferro da un fiume che scorre stanco tra montagne erose. A differenza dei miei consimili ho imparato ad amare gli immensi orizzonti sconfinati che si stagliano oltre le nostre vallate, amo il profumo del vento nelle partenze e le difficoltà di tutti i viaggi che ancora dovrò affrontare. Mi sento da loro diverso, perché libero dai giganteschi muri che nascondono l'altrove, ma pur sempre loro figlio, frutto di questa gente ostinata che preferisce le albe ai tramonti. Il mio animo romantico ama i soli morenti e lune tremole ma non disdegna le albe. Il mio animo poetico ama le metafore, i versi ben scritti ma sa che questo mondo è in debito di azione e che gli scritti e le emozioni privi di moto resteranno che sole dolci parole. Odio coloro che parlano, coloro che posano, coloro che stanno in luce senza niente fare. Li odiano la mia terra e le mie radici abbeverate di rugiada mattutina cresciute ostinate in cerca di sole tra volti duri e mani grevi, nella fatica di raggiungere le vette circostanti per poter vedere, anche solo per un istante gli infiniti orizzonti sconfinati che abbracciano la mia terra. Sono da loro diverso, eppure un loro eguale figlio mal riuscito, ma così beneamato, fiero delle mani spesse e dell'orgoglio duro di gente montana che sa sorridere ad ogni raggio dorato, delle albe indolenzite che ai monti circostanti plasmano aureole piene di vita.
5.
Calicanto 03:58
Oltre alla bellezza sferzante che ti porti addosso Amo la curiosità e gli occhi tristi con i quali guardi il mondo.. È passato tanto tempo da quando ti ho ascoltato parlare Gli inverni fuori dalla finestra erano duri Il mio animo feroce non voleva esserne sconfitto Mi aggrappai a qualcosa che pensavo potesse durare Nel mezzo del freddo e del grigio ho afferrato una sensazione Era il fiore di un'anima non domata Tra mille fantasmi ho trovato la pace Il calicanto fuori dalla finestra fu il mio miracolo contro natura Dei fiori di quel calicanto cospargo il tuo viso nei ricordi serali Sono sospeso su mondi che non riesco a costruire È passato tanto tempo da quando ti ho visto sorridere Le primavere la fuori erano liete La mia anima inquieta desiderava ardere al sole Rimasi aggrappato su sogni che volevano poter durare Nel mezzo del torpore di carezze e parole Vidi morire quei fiori solitari Mentre tutto ride, quei rami sono spogli Il calicanto fuori dalla finestra fu un miracolo destinato a svanire Siamo come lui, che fiorisce in solitaria Mentre tutto ride, noi moriamo.

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Pronunciare la musica, suonare la parole.
To pronounce the music, to play the words.

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released January 15, 2017

Registrato presso il Taverna Studio di Marco Giuradei.

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di noi stessi e altri mondi Brescia, Italy

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